LANZO – Fili sottili che uniscono, si intrecciano e danno vita a nuove emozioni. Si è concluso in musica, venerdì 23 maggio, il progetto “La scuola è di tutti” fra la media Federico Albert e la casa di riposo lanzese San Filippo Neri. Nel corso dell’anno scolastico tutte le classi della scuola, accompagnate dagli insegnanti, hanno svolto, insieme agli ospiti della Rsa, varie attività: dalle lezioni di letteratura a quelle di educazione civica, da testimonianze storiche ai giochi geografici, dagli spettacoli musicali agli allenamenti di educazione motoria.
Giovani volti sorridenti ogni settimana hanno incontrato occhi carichi di luce e ricordi. ≪Sono belle la scienza e la tecnologia, ma dobbiamo sempre valorizzare il contatto e l’importanza di guardarci negli occhi – ha spiegato Saverio, 92 anni, ospite della struttura – Apprezzo il fatto che ancora oggi alcune scuole in paesi più piccoli come questo, si interessino agli anziani, cosa che nelle grandi città è molto rara. La tecnologia negli anni ha fatto molti passi avanti, ma purtroppo, talvolta, si è perso il contatto umano. E’ molto bello che questi ragazzi vengano qua fisicamente insieme a noi e non soltanto tramite uno schermo≫.
Intanto Saverio mostra alcuni suoi quadri esposti nella casa di riposo. Falegname, ebanista, ha avuto per anni un’attività in via Lagrange a Torino e insegnato a molti giovani “il mestiere”, trasmettendo la sua passione e le sue capacità. Un talento artistico, il suo, ancora oggi molto sentito e apprezzato. Proprio come i tanti ospiti della Casa di riposo, ciascuno con la propria storia, i propri ricordi, le tante curiosità da raccontare e la voglia di ascoltare, senza fretta, con pazienza e gratitudine.
≪Si è trattato di una bellissima esperienza per tutti gli attori – spiega la coordinatrice delle attività didattiche ed educative, Serena Casana – dai ragazzi agli ospiti, dagli insegnanti a chi lavora e collabora alla Casa di Riposo. I ricordi e le testimonianze degli anziani rappresentano un tesoro prezioso per le generazioni più giovani. Ascoltare le loro storie e condividere le loro esperienze arricchisce la vita dei ragazzi, li ispira e li aiuta a crescere, facendogli apprezzare “il senso del tempo lento”, quei dettagli che talvolta si trascurano, senza la frenesia e l’ansia che spesso accompagnano le nostre giornate≫.



≪In questi incontri- hanno commentato gli studenti – abbiamo avuto modo di capire le abitudini di un tempo e i cambiamenti in atto in questi anni. Inoltre stare vicino agli ospiti, parlare con loro, raccontare ciò che abbiamo studiato e imparato, ci ha fatto comprendere l’importanza di ricordare le persone che hanno vissuto prima di noi, che hanno ancora molto da raccontare e da insegnarci≫.
≪Mettere in relazione generazioni diverse, generazioni lontane tra loro che purtroppo la società allontana sempre più – spiegano dalla Casa di Riposo Filippo Neri – è di una bellezza indescrivibile. In un tempo in cui il ritmo frenetico della vita quotidiana spesso separa anziani e giovani, creare spazi d’incontro diventa un gesto rivoluzionario, un atto d’amore verso il tessuto umano della nostra comunità.
Gli incontri che abbiamo fatto con i ragazzi della Scuola Media F.Albert sono stati un importante spazio di dialogo, relazione e nuove conoscenze esperienziali. In questi momenti preziosi, studenti e anziani si sono incontrati non solo con le parole, ma anche con gli sguardi, i sorrisi, le storie di vita. Gli uni hanno offerto freschezza, curiosità e ascolto; gli altri hanno condiviso saggezza, ricordi e valori che resistono al tempo.
Questo scambio autentico ha portato beneficio sia ai ragazzi che agli anziani. È stato un processo reciproco, arricchente e profondo, che ha fatto “fiorire” entrambe le generazioni. I giovani hanno scoperto la bellezza dell’ascolto e del rispetto per chi ha vissuto prima di loro; gli anziani hanno ritrovato energia, entusiasmo e il piacere di essere ancora protagonisti nella vita degli altri.
In un mondo che tende a dividere, costruire ponti tra le età è un gesto di speranza e un investimento sul futuro. Perché, in fondo, ogni incontro intergenerazionale ci ricorda che siamo parte della stessa storia, anche se scritta in capitoli diversi≫.









