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Natura, eventi, territorio

Concluso il progetto “Noi e le Alpi 2023” dedicato ai ragazzi della scuola di Cantoira con un tutor d’eccezione, l’alpinista Marco Blatto

DiElena.Caligiuri

Giu 1, 2023

CANTOIRA – Con la visita al Museo Nazionale della Montagna di Torino, si è concluso il progetto “Noi e le Alpi 2023”, dedicato ai ragazzi delle classi 4^ e 5^ della scuola primaria di Cantoira. Il progetto, gratuito per gli allievi, ha avuto come tutor Marco Blatto, Alpinista, autore, geografo e presidente del Gruppo Italiano Scrittori di Montagna – Accademia di Arte e di Cultura Alpina. Nelle ore di lezione in classe sono stati affrontati argomenti come la geografia alpina, il paesaggio fisico della montagna come le rocce, le acque, la neve e ghiacciai, con riferimento a una montagna che cambia sempre più rapidamente per effetto del clima. Non sono mancati spunti per conoscere la storia antica e recente delle Alpi e in particolar modo delle Valli di Lanzo, affrontando temi come il turismo alpino, l’alpinismo, lo sci e le discipline affini della montagna, con un breve corso di arrampicata indoor presso la palestra della Scuola Don Murialdo di Ceres. Infine, la giornata al Museo Nazionale della Montagna di Torino, dove gli allievi sono stati guidati dallo stesso Marco Blatto, avendo così modo di conoscere anche la storia e le imprese del grande alpinista Walter Bonatti, cui recentemente è stata dedicata una sala espositiva.

Vi è stata poi l’occasione per un passaggio alla Biblioteca Nazionale del Club Alpino Italiano, con una piccola lezione della direttrice Alessandra Ravelli sulla storia dell’editoria alpina. Spiega Marco Blatto: «La montagna è un sistema dinamico e molto complesso, che oggi è spesso vissuto con inconsapevole superficialità. Uno dei temi di maggiore interesse odierno dei media, per esempio, è quello della cosiddetta “sicurezza”. Si crede che bastino delle regole o dei consigli, talvolta addirittura assurde imposizioni, oppure dei corsi di tecnica per aumentarne la garanzia. Forse, però, una delle prime cose da fare sarebbe smetterla di considerare l’alpinismo solo come uno “sport”. Non siamo in un campo di calcio o di tennis oppure di pallavolo. L’ambiente alpino è pericoloso ed è fuori dalla zona comfort di un campo sportivo, questo deve essere chiaro, e io dico per fortuna, perché accettare le regole del gioco è fondamentale per un altro tema importante che è quello della “libertà”. Basta farlo con consapevolezza di sé e del terreno in cui si va a cercare l’avventura personale. Per di più, oggi più che mai l’ambiente alpino è in continua evoluzione, con pericoli oggettivi assi più evidenti che richiederebbero conoscenze consolidate. Si arriva invece spesso alla montagna in un paio d’anni, per emulazione, con l’idea di vincere delle difficoltà, di frantumare i tempi di salita, di affermarsi e non vi è alcuna sedimentazione dell’esperienza, lenta e consapevole. Insomma, la visione è tipicamente sportiva mentre l’alpinismo è un fatto culturale, perché la montagna stessa lo è, e la
sua conoscenza richiede pazienza, studio, umiltà. Se si ha coscienza di questo, sarà più facile anche affrontare problemi di carattere etico, anche questi di vitale importanza, non soltanto per la
comunicazione e l’informazione, che oggi è di basso profilo ed è attratta da temi come la “colpa” o
“l’irresponsabilità”, ma anche per una nuova etica di frequentazione che sia più attenta all’ecologia dei sistemi fragili, promuovendo modelli nuovi e consapevoli. Ecco perché è importante iniziare a educare alla montagna fin dalla scuola primaria e secondaria di primo grado, specie delle terre alte, uno dei migliori investimenti non soltanto per la cosiddetta “sicurezza”, ma anche per la costruzione dei montanari di domani».