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Intervista a Bruno Maria Guglielmotto Ravet. Sabato 23 riceverà il Sigillo d’Oro da parte della Società Storica Valli di Lanzo

DiElena.Caligiuri

Ott 15, 2021

In occasione dei festeggiamenti per i 75 anni della Società Storica Valli di Lanzo, che si terranno a Torino nella Biblioteca Nazionale sabato 23 ottobre, verrà anche consegnato il sigillo d’oro ad un loro socio, Bruno Maria Guglielmotto- Ravet.

Questa la motivazione ufficiale: «Presidente della Società Storica delle Valli di Lanzo dal 1994 al 2017, oggi Presidente Onorario, ha realizzato importanti progetti di ricerca, aprendo ad argomenti inediti oltre il tradizionale ambito storiografico, e fissando nuovi orizzonti. Pubblicitario per professione, con mansioni di art director supervisor e dirigente d’azienda, bibliofilo e collezionista di memorie di carta per passione, guidato dall’affetto per le valli natie, ha portato all’arricchimento della Collana editoriale della Società, animando e curando la pubblicazione di oltre cento volumi. I molti libri di cui è autore rispecchiano i suoi vasti interessi».

In un’intervista Bruno Maria Guglielmotto- Ravet ci rivela i suoi contatti con le Valli e come è avvenuto l’incontro con la Società Storica Valli di Lanzo.

Ci racconti qualcosa della sua vita. Che legami ha con le Valli?

«Sono nato nel centro di Torino nel 1949, in un palazzo del Settecento. Dopo pochi anni ci trasferimmo in una casa costruita nel 1912, tra il monumento a Vittorio Emanuele II e quello che per tutti era ancora corso Oporto, anche se da poco intitolato a Giacomo Matteotti. Quella casa era stata messa in vendita da Laura Badini Confalonieri, moglie di Gustavo Colonnetti, per riprendersi finanziariamente dall’esilio in Svizzera, dove il professore aveva fondato e diretto la scuola universitaria di Losanna per i rifugiati italiani. 

Poi, a Fubina di Viù c’è la casa estiva. Mio nonno ne possedeva tre: quella “di famiglia” costruita da suo padre, nel nucleo dell’abitato che porta il nostro nome, e quelle che gli pervennero dalla zia materna. La nostra è il risultato di queste ultime, unificate e trasformate. Da lì si gode un panorama grandioso, che va a 180 gradi dal Mombasso al Colle del Lys, al Civrari e a tutte le vette fin giù, a chiudere la valle con uno spettacolare Rocciamelone».

Ha curato gran parte delle pubblicazioni della Società Storica qual è stato il suo percorso di studi?

«Ho un piccolo titolo di studio. Il minimo garantito, per quegli anni. 

Non avevo voglia di studiare, un cruccio tremendo per i miei. Quindi, terza media conquistata a Lanzo dai salesiani e diploma da “cartellonista” pubblicitario preso in un istituto superiore privato (allora studiare Pubblicità era oltre l’avanguardia), paragonabile a quelli odierni che in Torino si chiamano Ied e Iaad. Il giorno dopo la discussione della tesi (la chiamavano proprio così), ho cominciato a lavorare in pubblicità. Avevo da poco compiuto 17 anni, era il 17 gennaio 1967. 

A circa 25 anni (1974) iniziai a essere incuriosito dai vecchi documenti di famiglia. Testamenti e atti di compravendita rimandavano alla socialità di un mondo che meritava di essere studiato. 

Per impratichirmi mi affacciai alle vetrine dei librai antiquari di Torino. Aprii le porte, strinsi mani esperte: Pregliasco, Cicolini, Soave, Birocco… Iniziò così la passione per la bibliofilia, in cui ho dissolto molti dei guadagni procurati con la mia professione di pubblicitario».

E la sua carriera lavorativa invece?

«La carriera lavorativa mi ha portato a bei traguardi (divenni dirigente di una delle più importanti agenzie di pubblicità italiane, la BGS – Barbella Gagliardi Saffirio, oggi Leo Burnett, con il ruolo di art director supervisor della sede di Torino). Mi ha permesso anche di coltivare le mie passioni: il collezionismo bibliografico e la storiografia delle mie valli, oltre ai cavalli, ai viaggi e a una singolare propensione alla buona cucina. 

Oggi, la mia biblioteca sulle Valli di Lanzo, comprensiva di un ricco archivio di fotografie d’epoca e di carte a stampa, è un riferimento importante. Così pure la correlata collezione delle opere scritte o curate da Luigi Cibrario, che vanta, pure lui, origini valligiane».

Come è nata la collaborazione con la Società Storica?

«A metà anni Settanta, vagabondando per librai antiquari, conobbi Aldo Audisio. Fu lui a introdurmi nella Società Storica delle Valli di Lanzo. Nel 1977 Giovanni Donna d’Oldenico, fondatore e presidente, mi chiamò a farne parte. L’anno dopo entrai nel Consiglio direttivo, e non ne uscii più.

Le mie piccole medaglie erano, nel ’77, un libretto sui 250 anni di storia de La cappellania laicale di Fubina di Viù e la curatela della mostra La Valle di Viù nei disegni di Clemente Rovere. Questi i miei esordi culturali. 

Il sodalizio con Aldo Audisio si cementò quando insieme curammo la mostra e il volume Analisi ambientale-culturale di un monumento. Il Ponte del Roc o del Diavolo a Lanzo Torinese (1978). Sempre insieme, firmammo i volumi per l’editore Priuli & Verlucca: 

  • Panorama delle Alpi dalla pianura (1979) 
  • Valli di Lanzo ritrovate. Vecchie immagini raccolte e commentate (1981)
  • Alpi e Prealpi nell’iconografia dell’800 (1982), edito anche in edizione francese da Berger-Levrault». 

All’interno del sodalizio ha rivestito dei ruoli importanti. E’ stato semplice conciliarli con la sua attività lavorativa?

«Con un intervallo di una dozzina d’anni – dedicato più al lavoro e ai cavalli – giungiamo a settembre 1994, quando Audisio – presidente della Società Storica dal 1978 – mi chiese di subentrargli alla guida del sodalizio. Nomina che i Soci ratificarono all’unanimità. Sono stato Presidente dal 1994 al 2017, ora sono Presidente onorario (insieme, sempre, con Aldo Audisio).

 Non fu semplice far coincidere gli impegni di lavoro con le responsabilità associative. La Società Storica doveva affrontare a breve il Cinquantenario di fondazione (1996). Fu messo in cantiere un progetto ambizioso, che potesse dare voce a tutti gli studiosi, soci e non. E me ne presi cura. Così è nata la prima Miscellanea di studi storici sulle Valli di Lanzo – volume n. 50 della Collana editoriale, con la presenza di 24 autori».

Libri, convegni, mostre. Di quale ambito di studio si sta occupando ora?

«Da lì a oggi la Società Storica ha pubblicato cento volumi. Con gli Atti dei due Convegni organizzati quest’anno per festeggiare i 75 anni, la Collana editoriale della Società conterà 150 titoli in catalogo. 

Ma non solo libri. Nei miei anni di presidenza sono stati allestiti convegni, incontri, conferenze, mostre. Si sono organizzate diverse “Giornate Fai di primavera”, per far conoscere i piccoli tesori d’arte valligiani. 

E poi la costruzione del sodalizio, un cantiere creativo continuo, con un risvolto speciale per giovani, per i quali sono stati istituti il “Premio Tesi di Laurea” e la collana “Pagine nuove”. 

Principalmente, però, la Società Storica delle Valli di Lanzo ha raggiunto grandi apprezzamenti dalla comunità culturale e accademica, riconoscimento per la qualità del lavoro fatto, specialmente in campo editoriale, apprezzata anche per la curata veste tipografica.

Molti volumi e studi riguardano l’Ottocento e il Novecento. Sono indagini nella vita sociale ed economica, ritratti della quotidianità lavorativa o pagine della villeggiatura, specchio di un territorio in trasformazione, nel quale emersero anche figure di risalto.

I miei attuali interessi di studio sono rivolti alla storia della villeggiatura nelle Valli di Lanzo».

Nei suoi lavori, nelle sue attività emerge sempre un interesse per le Valli di Lanzo

«Ho anche diretto una collana di libri, pubblicati in edizione limitata da un’azienda come regalo natalizio ai propri clienti. Ho scelto gli autori, tutti torinesi, e chiesto loro di scrivere liberamente, con un’unica condizione: che nel testo fossero citate le Valli di Lanzo. Alcuni le hanno solo nominate, altri ne hanno ambientato il racconto. I testi sono stati composti a mano in caratteri di piombo, stampati tipograficamente e rilegati di pregio (sulla falsariga di quelli di Tallone). Questo il pubblicato:

  • Giuseppe Culicchia, Una favola di Anselm, 2001
  • Gianni Farinetti, Commedia scabrosa in attesa di un’altra estate, 2002
  • Alessandra Montrucchio, Nel tempo di una storia, 2003
  • Enrico Remmert, Come quando fuori piove, 2004
  • Margherita Oggero, La chiave tibetana, 2005
  • Alessandro Perissinotto, Abbecedario paesano, 2007
  • Andrea Bajani, Chi non muore si rivede, 2008
  • Fabio Geda, Dove la memoria illumina, 2009
  • Giancarlo Pastore, La rotta dell’usignolo, 2010
  • Elena Varvello, Il fiume, 2011».

Quali sono le sue aspettative per il futuro

«Le Valli di Lanzo vivono da tempo un periodo di siccità culturale. Le sorgenti si stanno esaurendo. È evidente la perdita di interesse per la ricerca e lo studio dei fenomeni storici che hanno formato la socialità, le tradizioni, l’architettura, l’ambiente delle Valli. Il territorio ne risente fortemente. Questo si riflette anche sulle prospettive della Società Storica delle Valli di Lanzo. Oggi, raggiunti tanti e gratificanti traguardi, vorrei lasciare in qualche giovane la stessa passione che ha guidato tutti i miei passi».